Già posando un primo sguardo alla collezione Couture nata dalla creatività poetica e artigianalmente risoluta di Rahul Mishra, si scorge la mischia di elementi su cui poggia la riflessione tradotta in stoffe preziose e decorazioni perfette: grattacieli che fioriscono rigogliosi come le corolle plasmate con bellezza tridimensionale.
Or dunque, l’affinità d’ispirazione nasce spontanea, corre dall’epoca odierna al secolo scorso, dalla moda alla letteratura, dalla cultura indiana a quella italiana, e approda tra le avventure di un personaggio che una riflessione simile l’aveva già vissuta tra le pagine del libro a lui dedicato dal suo autore, Italo Calvino.
“Camminavano per la città illuminata dai lampioni, e non vedevano che case: di boschi, neanche l’ombra. Incontravano qualche raro passante, ma non osavano chiedergli dov’era il bosco. Così giunsero dove finivano le case della città e la strada diventava un’autostrada. Ai lati dell’autostrada i bambini videro il bosco: una folta vegetazione di strani alberi copriva la vista della pianura. Avevano i tronchi fini fini, diritti o obliqui; e chiome piatte e estese, tra le più strane forme e dai più strani colori, quando una auto passando le illuminava coi fanali. Rami a forma di dentifricio, di faccia, di formaggio, di mano, di rasoio, di bottiglia, di mucca, di pneumatico, costellate da un fogliame di lettere dell’alfabeto. ‘Evviva! – disse Michelino -questo è il bosco! E i fratelli guardavano incantati la luna spuntare tra quelle strane ombre: – Com’è bello…”

Trattasi di Marcovaldo, e delle sua buffa realtà che mescolava, goffa eppur sentimentale, la natura alla città: perché questo allaccio quasi ardito?
Perché la collezione a/i 2019-20, che a sua volta rappresenta il debutto di Rahul Mishra nel mondo superbo della Couture, intreccia nelle sue trame preziose una riflessione simile a quella che prendeva vita nella quotidianità del nostro sempiterno Marcovaldo, declinata qui nella consapevolezza contemporanea di chi nella città metropolitana ha incastonato una parte importante della sua vita, pur senza dimenticare le radici che restano salde nella naturalezza spontanea di quel che è fuori dai confini urbani.
Gli abiti in collezione raccontano lo stupore di Rahul Mishra nell’osservare la crescita costante della città: come fosse un organismo vivente, la città estende le sue radici di cemento, si nutre della vita brulicante che la frequenta e dei sogni degli abitanti, respira, germina e fiorisce con grattacieli sempre più alti e numerosi, affolla il suolo di costruzioni, si arrampica come un’edera sulle superfici geografiche, ridefinisce la stessa definizione di vita, misura la sostanza delle imprese umane. Allo stesso modo, attraverso un vero gesto d’artista che omaggia la quintessenza preziosa della couture, i grattacieli affollano gli abiti, germinano su lunghi steli che fluiscono dalla griglia appoggiata al corpo e si allungano sulla superficie intorno come cascate vive: man mano quelle costruzioni si mescolano e si confondono alle infiorescenze, alle corolle che spuntano da steli simili, si affollano tridimensionali sul busto, sulla gonna, sulla giacca, mutano e si trasformano in ricami sottili e incantevoli.

Rahul Mishra a/i 19-20: una riflessione profonda sulla città che cresce come fiorisce la natura, narrata con capolavori couture di leggerezza.

Una riflessione couture che è un capolavoro di maestria e leggerezza: ogni elemento è ricamato dalle mani sapienti degli artigiani indiani che, grazie al cuore sostenibile del brand, rinnovano la tradizione secolare che a loro appartiene direttamente nei loro villaggi. Un incontro di passato e presente, di dimensione naturale e cittadina anche nella manifattura: il racconto sull’organza lieve attraverso le decorazioni in tulle ha impiegato circa 3400 ore di instancabile manualità per ogni singolo pezzo, che è unico, prezioso, esclusivo.
In una parola: magico!