Si dice che siamo fatti di storie, ed è cosa assai vera: storie che ci accarezzano con dolcezza i sentimenti, sciolgono le matasse esistenziali che ci aggrovigliano l’identità, ci sorprendono l’immaginazione spalancandole i confini di viaggio tra spazi, tempi e culture diverse, ci educano con esempi di vita, ci confortano nei momenti di buio, ci illuminano d’allegrezza, ci orientano l’ispirazione per tramutarla in azione.
Da sempre ci nutriamo di storie: le andiamo a raccogliere nel regno della fantasia per trovare sollievo dalla realtà, le riceviamo in eredità da epoche remote per attingere al valore rimasto intatto e metterlo in atto nella quotidianità, le incontriamo nella vita quotidiana agganciate all’esistenza di chiunque che ci rivelano come anche la vita ordinaria di chiunque può custodire l’unicità di una suggestione straordinaria.
Mai come adesso le storie ci fanno bene: per curare le emozioni con la terapia della positività, per orientarci nel caos con la concretezza fiduciosa d’insegnamenti saggi, per aiutarci a soffiare sulla fiamma del coraggio e farla splendere nella lotta per la difesa di ciò che amiamo.
Ebbene, Judy Zhang in cuor suo forse già sapeva quanto importanti, salvifiche, siano davvero le storie, quando ha dato inizio alla sua trilogia narrata con gli abiti: un racconto in tre collezioni che nella trama intreccia i tre mondi a cui lei stessa appartiene, allaccia tutto con il filo rosso di una leggenda antica e ne accompagna la forza del significato ad applicarsi nel nostro presente affacciato sul futuro di stile e di vita. E a svolgersi nella bellezza ricercata eppur leggera dei capi da godere indosso: insieme all’amorevolezza dell’happy ending che ci regala con la s/s 2021!

Un finale felice che, ad onor di cronaca, e per burla di coincidenza inversa della sorte, ha reclamato il suo momento di essere narrato con la voce degli abiti proprio nel momento storico in cui la felicità sembrava venir schiacciata dalla pandemia.
I tre mondi che Judy Zhang intreccia con passione sincera, destrezza intelligente e determinazione indipendente nella vita e nella professione sono, infatti, la Cina delle sue origini e dell’attuale produzione manifatturiera, l’Italia milanese della sua educazione alla moda prima ed ora luogo della preziosa fase d’ispirazione creativa e materiale, l’America newyorkese della sua apertura internazionale e sede del quartier generale commerciale. Tre dimensioni che formulano la combinazione perfetta e indispensabile per il brand e la sua fondatrice, ma che dallo scorso febbraio e per tutta la durata dei vari lockdown itineranti son diventati compartimenti stagni non più frequentabili fisicamente: luoghi di rallentamento di gran parte delle prassi operative, ma per Judy Zhang, lei stessa ritrovatasi ristretta, son stati anche stimolo a restare fedele ai suoi valori e alla sua narrazione, e motore per reagire con intraprendenza, coerenza, cura ed innovazione.
Ovvero, dal punto di vista strategico e logistico tutto è stato assestato ed evoluto per proseguire le relazioni, preservare le persone, mantenere intatta l’attenzione alla qualità e all’etica della produzione, potenziare attraverso il digitale la vendita e la promozione.
Dal punto di vista creativo, come in una sorta di profezia che si auto-avvera, l’ispirazione alla base della collezione sembra aver fatto incursione nella realtà per infonderci la forza del messaggio che ha inscritto negli abiti.

Judy Zhang: la p/e 21 celebra la forza dell’amore, epilogo sartoriale felice della trilogia dell’antica “Leggenda del Serpente Bianco” cinese

La p/e 2021 è infatti l’ultimo capitolo della trilogia che narra l’antico racconto popolare cinese della “Leggenda del serpente bianco”: una storia d’amore puro tra creature di mondi diversi, di lotte aspre per difenderlo dalla cattiveria della gelosia esterna, di sorellanza indispensabile quando gli eventi diventano travolgenti, d’intraprendenza femminile coraggiosa che nasce essa stessa dalla fiducia nell’amore e dall’istinto a proteggerlo a qualsiasi costo. Il capitolo precedente raccontato dalla a/i 20-21 era un’immersione nella grande battaglia che coinvolge la ragazza Serpente Bianco -Bai Suzhen- aiutata dalla sorella Serpente Verde -Xiao Qing- per strappare il marito della prima dalle grinfie maligne di chi voleva separarli e annientarne la bellezza della vita fiorita dal loro sentimento.
La collezione per la prossima bella stagione ci accompagna a godere la positività dell’esito degli eventi battaglieri e, ça va sans dire, del trionfo dell’amore e della sua forza caparbia ad attraversare le avversità con coraggio: intenzioni ed emozioni che sono affidate al linguaggio di stoffe, silhouette e decori. I colori guidano il racconto: la palette proviene dall’arcobaleno della gioia ritrovata e tinge i capi di giallo brillante, verde di varie sfumature, rosa delicato, azzurro del cielo sereno che si rispecchia nel laghetto in cui sbocciano i fiori di loto delle stampe, bianco luminoso che diventa persino un ritratto ricamato in paillettes della protagonista, nella forma di serpente scintillante che decora il corpetto dell’abito lungo. C’è anche il nero, che scintilla di bagliori come accade per l’argento, che nei ricami rievoca la pelle del serpente.
La tecnica sartoriale è affinata e raffinata: come una penna narra la storia attraverso i dettagli strutturali, così che le spalle grafiche e importanti richiamano le armature della battaglia amorosa, le rouche sinuose che percorrono gli abiti e gli scolli rievocano le volute eleganti del serpente, i tessuti tracciano un viaggio lussuoso tra seta, pizzo francese e tessuto giapponese speciale, mentre le forme, che a volte avvolgono aderenti il corpo come tra spire, altre lo accarezzano con morbidezza e rispetto, sono una conferma della sensibilità femminista e femminile di Judy Zhang.
Così come resta la sua inconfondibile impronta narrativa giocosa attraverso la quale rinnova l’omaggio ai tre mondi che accolgono le sue radici: nell’illustrazione che condensa il racconto, sullo sfondo della leggenda cinese, compare l’americano i-Mac che la sorella Green Snake usa per documentare in digitale la storia d’amore, e consegnarla ai posteri insieme ad un appello immortale scritto in italiano, “Tiamo”.