Sembra una felice congiunzione non tanto astrale, piuttosto contestuale, progettuale, emozionale: una coincidenza di visione che allaccia brand, soprattutto indipendenti e a loro modo emergenti, che nelle collezioni recenti, figlie della pandemia perché nate come reazione e riflessione con la complicità del lock-down, hanno dato spazio ad un protagonista meraviglioso e periglioso allo stesso tempo: il corpo.
Gli abiti non solo vestono, ma diventano conversazioni tessili: restituiscono al corpo la voce che spesso gli viene alterata, strumentalizzata, lo sganciano dalla priorità dei fini commerciali per renderlo punto di partenza prioritario di una ricerca estetica e di stile rinnovata.
Nel risultato non c’è mero, asettico esibizionismo, bensì c’è brillante, consapevole esibizione: nel salvifico senso teatrale, esplorativo e narrativo, catartico ed estetico, sensuale e sperimentale, del termine. E nel conseguente senso affascinante del piacere voyeuristico dello sguardo che si inoltra dentro il vestito, quando presenta varchi aperti da fessure di stoffa sottratta per tracciare una via erotica verso l’anima intima.
Quella che tuttora, in questa società in cambiamento che si divincola nelle catene dei bigottismi antichi eppur attivi, si scontra con la tribolazione del complesso tabù impresso sul corpo: ma che grazie a progetti di moda coscienziosa, riottosa verso i cliché stigmatizzanti e amorosa verso l’essenziale dignità carnale, la sua eleganza sensuale, la sua fierezza comunicativa attraverso l’unicità delle storie personali incise nelle forme dell’anatomia, trova l’ossigeno necessario a compiere il respiro profondo che gonfia i muscoli della volontà a restituire al corpo la centralità dell’espressione. Individuale, collettiva, libera.
Alessandro Vigilante ne è un esempio prezioso: i suoi abiti raccontano la sua esplorazione, praticata con fenditure della stoffa a spalancare spazi aperti sulla pelle, spiragli ampi sulla vita del corpo che emerge al centro della scena.
“ATTO I” è il nome della collezione: il numero svela la giovinezza del progetto, dato che Alessandro Vigilante il brand nasce ufficialmente ora, come punto di maturazione ottima per un percorso nella moda che nell’amore per il settore era sbocciato già in tenerissima età, e nella strada di formazione con cui ha forgiato il mestiere, Alessandro Vigilante il fashion designer, ha percorso tra gli studi dedicati e quattordici anni di esperienza in pregiati uffici stile. Il primo e principale è stato anche un’affinità elettiva: Dolce & Gabbana, la scuola ideale di sartorialità applicata ad un certo tipo di sensualità allacciato stretto alla femminilità. Poi Gucci e Philosophy di Lorenzo Serafini.
Nel nome “ATTO I” c’è anche un vigoroso simbolo di congiunzione con il mondo parallelo alla moda che vive nella sua grande passione: il teatro nella danza. La danza contemporanea è da lungo tempo pratica di Alessandro Vigilante, e allo stesso tempo è ispirazione profonda, che prende forma iconica in Pina Bausch, anima e corpo, letteralmente, del teatro-danza: da lei proviene la trasgressione accademica che la conduce alla mischia sublime di stati d’animo e gesti fisici a raccontarli, la nobiltà dell’imperfezione in quanto espressione della realtà viva umana e dei percorsi esistenziali, emozionali, privati ma danzati sulla scena pubblica; da lei nella moda di Alessandro Vigilante proviene l’esaltazione della fragilità e della forza, come quando la stoffa si appoggia con grazia sulla silhouette e la disegna nei suoi momenti di stasi, mentre gli spacchi rigorosi si spalancano netti sulla superficie epidermica nei suoi movimenti sensuali.
Nella collezione attuale, si affianca un’altra icona: Merce Cunningham, con la sua ricerca visionaria sulla danza, la pratica purista del movimento scardinato dall’emozione e portato sulla scena con la provocazione della casualità, la potenza del linguaggio dell’improvvisazione che è frutto della devozione alla tecnica.
Alessandro Vigilante, Atto I-Talking Body: il teatrodanza è ispirazione di uno stile che dà spazio nudo, sartoriale, espressivo al corpo
“Talking Body” è il titolo che accompagna il nome della collezione, un inciso che salda la determinazione della filosofia estetica di Alessandro Vigilante praticata con un linguaggio stilistico realistico, ma anche poetico: perché nel momento in cui il corpo è rivelato nella sua realtà carnale, nella sua delicatezza intrisa di straordinaria forza espressiva, gli abiti che lo accolgono lo raccontano con la potenza incantevole della sintesi come fossero versi di poesia in gesti danzati. Una danza corale: si muove il corpo al ritmo del suo linguaggio, in armonia con lui si muovono i tessuti in una coreografia di lembi e spacchi, costruzioni sartoriali scandite da destrutturazioni che sono gesti scultorei esatti, sferzati sui capi per spalancare le aperture sulla pelle come fossero conversazioni aperte sul corpo e sugli intenti altrettanto scultorei che ha ricevuto come forma d’arte, di esercizio, di cura. Nelle forme si uniscono le icone: il blazer e i pantaloni con le pence che piombano ampi a terra sono capi che richiamano la sartorialità maschile, la preferita da Pina Bausch, a sua volta frugale con la moda ma amante corrisposta professionalmente ed esteticamente con l’altrettanto visionario del corpo e dei suoi racconti silenti Yohji Yamamoto. Nel rispetto dell’ispirazione sono costruiti alla perfezione tecnica e nel fit oversize: nel rispetto della sua visione, Alessandro Vigilante applica con rigore la tecnica del cut sensuale alla giacca per liberare la schiena, e appaia il pantalone alle fasce che costruiscono il top, come quelle che richiamano la perfezione formale raccontata anche nei costumi di scena di Merce Cunningham tradotta nel coprispalle che fascia le braccia fino ad includere il guanto. Dicotomie materiali che diventano sinfonie indossate: il lattice, vegano perché composto di gomma naturale, si fonde sottile e lucente alla pelle in guaine che prendono la forma di stivali che sembrano fusi alle calze tanto si allungano quasi a sfiorare l’inguine, tubini corti che abbracciano il busto e si aprono sulle spalle, bande e intrecci in stile brassière, agili ciclisti e leggings affusolati che si arrampicano fin sopra la vita, strisce applicate che attraversano schiene denudate. Alla maglia in lana e alla seta fluida è affidata la leggerezza che sfuma nella trasparenza: la maglia può esser morbida e perciò essere lavorata con punti effetto smagliatura per continuare a rivelare la pelle, o compatta al punto da aderire perfettamente e perciò giocare con la superficie tra copertura completa e spettacolari tagli anatomici. La seta regala la delicatezza, poggiandosi eterea e impalpabile, quasi a protezione della bellezza di quella rara sensazione che è sentirsi a proprio agio nella pelle: la propria, e quella creata da Alessandro Vigilante con l’intento generoso dedicato ad ogni donna di vestirla con la propria storia.
Silvia Scorcella
Fashion and culture Writer Freelance, marchigiana d’origine e globetrotter d’adozione.
Ha intrecciato un percorso eterogeneo che mescola una Laurea in Lingue Straniere Arti e Cultura, un Diploma in Giornalismo di Moda all’Accademia di Costume e Moda di Roma e una Laurea Specialistica in Moda.
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