È sempre cosa buona e giusta, interessante e costruttiva non fermarsi sulla superficie delle parole più in voga che accompagnano la presentazione di una realtà creativa, ma scegliere invece d’immergersi oltre la superficie impugnando una sana curiosità, per andare ad esplorare la vere sostanza che sostiene un progetto: e magari sorprendersi positivamente scoprendo che dentro cela una bella novità.
Così accade con Mundane: il cui cuore creativo ha a che fare con l’unicità e la sostenibilità, due approcci sempre più diffusi ma in questo caso incastonati in una visione profondamente autentica che si traduce in una progettazione felicemente utile, di certo intrigante.
Mundane, fondato e diretto da Luca Di Fabio, è una e varie realtà intrecciate insieme, come fosse un ecosistema creativo che dentro racchiude innanzitutto il marchio di capi in edizione davvero limitata e dalla natura davvero eco-friendly, pensato e gestito come un hub in cui coinvolgere e far interagire designer emergenti internazionali con spirito creativo anticonformista allacciato a mani artigiane esperte, amplificato dall’omonimo magazine indipendente che tiene il segno e il polso della creatività edgy nelle arti e nella musica divergenti dalla banalità.
Dentro il mondo di Mundane la moda è una fonte di passione, un mezzo potente di espressione, uno strumento per costruire lo spazio necessario a far convivere e conoscere chi di arte vive: fuori dal mondo di Mundane, la moda arriva con moto contrario alla sovrapproduzione inquinante industriale, in modo avverso alla standardizzazione dello stile personale, con l’intenzione tradotta in metodo di produzione che si fonda sull’upcycling della rarità di ciò che esiste per proporre l’unicità che continuerà a restare a lungo nel tempo.

Long story short: i capi Mundane nascono dall’upcycling e dal repurposing, cioè dalla rielaborazione di materiali e capi già esistenti, nuovi perché mai indossati, rari perché custoditi negli archivi e quindi ormai introvabili sul mercato, di ottima qualità rimasta intatta.
Sono creazioni esclusive perché ideate dall’ingegno dei designer selezionati che le realizzano a mano nei vari passaggi di produzione, così che la pratica artigianale lasci le preziose tracce di imperfezione che rendono ogni capo irripetibile e diverso anche da quello che più sembra somigliargli. E sono sostenibili: perché, appunto, la materia prima già esistente e la lavorazione manuale non impattano sull’ambiente, ma anche e moltissimo perché l’unicità di stile che li caratterizza fa innamorare chi li sceglie.
E un pezzo unico che è anche un pezzo fashion di passione non si butta via mai.
Mundane è idea e opera di Luca Di Fabio: giovane italiano, musicista innamorato della musica, fashionista appassionato della moda con una storia e una forte identità, che dall’Italia ha traslocato vita e passioni in America, e nella fondazione di Mundane ha coinvolto Jacopo Peca, head of design che nella moda di ricerca è nato e cresciuto, e ora è specializzato in ricostruzione e rivisitazione di abbigliamento upcycled.
La capsule collection “Raw & Unfiltered” raccoglie tutte queste virtù in una serie di creazioni che sono musica per le orecchie di appassionati di pezzi rari e pregiati d’archivio che rinascono a nuova vita di stile: non è vintage, non è second hand, ma è “new vintage”, cioè è ciò che accade quando l’estro creativo eccentrico perché artistico autentico e perciò ribelle ai trend passeggeri massificati, si applica mani e ingegno a capi del passato mai usati, li disfa e li rielabora sin nel minimo dettaglio, e ne crea di nuovi, contemporanei, eppur atemporali.

Mundane presenta “Raw & Unfiltered”: la capsule collection di new vintage, il nuovo che viene dal passato diventa esclusivo e sostenibile

Ogni pezzo in collezione è un viaggio entusiasmante di stile da scoprire ad ogni tappa che è in ogni minuzia della lavorazione: i jeans Mille Righeson fatti della stessa sostanza mitica del denim Lee nuovo, originale e raro degli anni ‘80 e ’90, i jeans chiamati “tasca untale” o “toe pocket” per via della della tasca posteriore a forma appuntita, e che nella versione Mundane son stati sottoposti ad un processo di bruciatura che crea il motif delle macchie sempre diverse sulla tela, e ad un processo di cucitura verticale, realizzata con una macchina da cucire lineare, che rende la particolarità della texture lucida. I jeans G-Star Patchwork nascono già esclusivi perché fatti di un raro modello slim fit G-Star cinque tasche non più disponibile sul mercato, poi impreziositi da un patchwork composto da una selezione di toppe appartenute ad un jeans Levi’s mixato con tele di denim spesse, e resi unici da una tela rivestita che crea un effetto lucido che si perderà una volta lavato.
La sinfonia di particolarità e rarità appassionanti prosegue nel modello Tossico elaborato a partire dal mito dal jeans classico 501 di Levi’s: lavato e decolorato per fargli ottenere il color verde militare, poi sottoposto alla molatura a mano che crea un’abrasione diversa per ogni capo, e ancora arricchito da un patchwork tra tele non lavate, one-wash e lavate, e infine decorato di scritte che vengono prima disegnate a mano poi cucite con una macchina da cucire tradizionale, con ricamo “a travetta”, quello che di solito è utilizzato per rafforzare le aree di stress su un indumento. La meraviglia va avanti con la giacca Fire: nata dal modello originale Levi’s anni ’80, allungata con l’aggiunta di una parte costituita da pezzi provenienti dalla zona della cinta di jeans dai diversi lavaggi, e arricchita da una piccola bruciatura sulla spalla sinistra incorniciata da cuciture spesse, realizzate a mano con filo di cuoio. Tutti i pezzi in collezione sono customizzati e realizzati su richiesta: that’s love for unicità!