Prendendo in coscienzioso prestito l’efficacia della formulazione magrittiana: questa non è (solo) maglieria.
Ma è una sorta di teatro della vita e dell’immaginazione, una rappresentazione della verità e della fantasia che si srotola sulla nostra realtà per indagarla e tesserci sopra nuovi racconti, per vestirla con capi fatti di maglia: che per Froy è composta della stessa sostanza delle storie narrate per confortare l’animo, ma soprattutto per spalancare la mente a viaggiare in nuovi mondi di filati intrecciati in costruzioni architettoniche inaspettate, lavorati in superfici materiche che mentre meravigliano gli occhi sprona lo spirito al dialogo costruttivo.
Con la maglia Froy incoraggia riflessioni, apre nuove prospettive da percorrere seguendo una strada pavimentata di intenzioni buone davvero. Quali?
La sostenibilità seria: quella che inizia dalla sensibilità e responsabilità per cui la questione ambientale non si risolve soltanto con il recupero dei materiali e la selezione di fibre naturali certificate, ma inizia ben prima, pone le radici nell’etica, cresce nel rispetto della filiera locale di aziende artigiane, in questo caso italiane, si ramifica in un progetto che ha una visione creativa aperta e un’accoglienza generosa sul valore umano, sboccia in una ricerca pregiata, la ricerca dell’incontro tra culture, estetiche e identità distanti solo nell’apparenza, ma che attraverso la forza della creatività si conciliano e convivono nella vicinanza del racconto d’arte in maglia. L’inclusività sincera: quella che non ha bisogno di essere proclamata, né etichettata, né pubblicizzata: perché se la funzione principale della maglieria è vestire il corpo, l’intenzione spontanea di Froy è ideare creazioni in maglia che vestano le persone, senza necessità di definizioni.
Il valore dello stupore: che coglie di fronte al pensiero d’artista che prende corpo sottoforma di capi da indossare, agisce attraverso la sintassi delle forme di lavorazione dei filati, si rivela una via d’espressione e un importante strumento di comunicazione per messaggi autentici.
Così accade anche nella nuova collezione a/i 21-22.

Nessun titolo, al suo posto la dote di sintesi di un numero: #3.
Effigie svelta del potere eloquente della semplicità: 3 è il numero dell’ultima collezione, la terza tappa di vita più recente del brand Froy che, in verità, ha iniziato la sua esistenza qualche anno fa, nel 2009, ma nel tempo non ha mai variato la sua essenza principale, quella di essere il progetto personale e lo spazio indipendente di ampia sperimentazione artistica, creativa, imprenditoriale, del suo fondatore e autore, il knitwear designer Arman Avetikyan.
Arman e Froy sono allacciati dallo stesso filo, materiale e narrativo, che compone la grammatica della maglia e la articola, nella vita e nelle creazioni, in storie che valorizzano la stratificazione prospera di contaminazioni e influenze culturali: le radici e la prima parte dell’infanzia appartengono all’Armenia; poi c’è la Russia della crescita e della prima formazione con gli studi d’Architettura e la specializzazione in Fashion Design, insieme alla folgorazione per la pratica della maglieria e dello sviluppo di pattern e motivi durante le prime esperienze in un maglificio; e last but mai least, il trasferimento a Milano per far maturare la passione, integrarla con la laurea in Design della Maglieria presso il Politecnico, strutturarla nella collaborazione con brand come Oakley, Net à Porter, Giorgio Armani, darle vita autonoma con il rilancio nel 2018 di Froy rafforzato dalla vittoria della terza edizione del Talents Lineapiù.
Il nome stesso, Froy, è un contenitore breve nel numero di lettere ma ampio nel significato che accoglie: è legato stretto alla biografia famigliare di Arman Avetikyan, e al contempo è solo un suono facile da pronunciare che aggancia svelto l’attenzione per spostarla sulle narrazioni praticate con le creazioni.
Il mondo di Froy è un universo creativo in costante espansione, come la ricerca profonda che ribolle alla base: l’arte e la maglieria si uniscono nell’arte della maglieria. Dalla sensibilità d’artista di Arman provengono i disegni e le illustrazioni che, prima delle creazioni in maglia, sviluppano i racconti avviluppati attorno ad un tema sempre centrale, ovvero il nomadismo cittadino, la dimensione urbana come luogo d’incontro e mescolanza di persone portatrici sane di diversità per origini, tradizioni, professioni, vissuti: persone che son diventati nove personaggi, archetipi della nostra vita in società, ognuno con la sua storia che progredisce, tutti che raccontano le storie collettive delle collezioni entrando in scena nelle grafiche, nei jacquard, nelle stampe e nelle installazioni d’arte.

Froy a/i 21-22, #3: l’arte visionaria nella maglieria esclusiva racconta una storia che ci riguarda come umanità e per sostenibilità

Dalla sua educazione architettonica proviene l’importanza della geometria come metrica di costruzioni esatte e inaspettate. Dalla sua passione per la sperimentazione coi filati proviene il concetto innovativo della maglieria Froy: i fili diversi che s’intrecciano a creare le texture sono avventure tangibili delle identità culturali che s’intrecciano nel tessuto sociale attuale, la curiosità libera di manipolare i filati per scoprire l’effetto che fa è una progettazione costante e sorprendente di nuovi punti di maglia inventati e poi tradotti in lavorazioni, così che le tecniche tradizionali si allacciano all’innovazione, e il risultato sono capi sì da indossare, ma anche opere intriganti da esplorare con lo sguardo e il tatto per scoprire cos’hanno da raccontare.
La collezione a/i 21-22 #3 narra una realtà proiettata nel futuro di un mondo nuovo, che però sorge dalle ceneri di quello conosciuto: un luogo esterno dove i confini e i limiti delle società sono scomparsi, le abitudini sono distrutte, la contaminazione di storie, religioni, tradizioni confluisce nell’uniformazione ad un unico popolo con un’unica cultura collettiva. Evoluzione? Piuttosto regressione: i nove personaggi Froy per sopravvivere senza soccombere emotivamente si adattano con gesti di reazione che si traducono in trame di lavorazione.
I dettagli delle costruzioni dei capi sono testimonianze tattili dei tentativi di rammendare gli scampoli delle identità, aggiustare gli strappi per creare nuovi modi di raccontarsi: è questa la forza del significato affidato alle cuciture dall’aspetto grezzo, agli accenti di colori vividi che smorzano i toni neutri traducendo la ricerca dell’istintivo senso di appartenenza umano, ai punti maglia e agli effetti retati che interpretano il bisogno fondamentale di connessioni e relazioni, alle grafiche che evocano l’importanza celebrativa dello stare insieme, l’emozione preziosa di un abbraccio, l’esperienza di stare nella folla. I volumi ampie e le forme avvolgenti ribadiscono l’importanza dedicata alla persona: la morbidezza delle maglie e dei tessuti conforta la ricerca di calore e affetto, le texture dall’effetto tridimensionale richiamano le scaglie della corazza necessaria a difendere il senso di protezione perduto nella vita in società e intanto ritrovato con gli abiti indosso. Le asimmetrie scompongono le geometrie dei capi così come scomposto è il mondo che abitiamo: un’architettura imprevedibile come il nostro animo, fatta però della sostanza sostenibile dei filati certificati e del valore della maglia calata che evita ogni spreco mentre consente alle forme di adattarsi a tutti i corpi serenamente.