Incontrare Caterina Moro la fashion designer, talentuosa ed entusiasta, ed incontrare le creazioni del brand che porta impresso il suo stesso nome e la sua stessa gioia creativa generosa e talentuosa, ecco: è un’occasione davvero speciale. 
Speciale perché intrisa di autenticità: nei vari veri sensi felici della parola!
Per immergersi al meglio con tutta la piacevolezza consapevole in questo nostro incontro condiviso è necessaria una doverosa presentazione, ça va sans dire: Caterina Moro, la stilista, è la giovane donna fondatrice, anima creativa, cuore appassionato e mente brillante del marchio omonimo, altrettanto giovane nel fashion world, nel quale ha fatto il suo ingresso con grazia e grinta solo una manciata di mesi fa. Ma all’interno del quale sta pavimentando la sua personalissima strada di successo non solo con le leggendarie buone intenzioni, ma anche con creazioni che agguantano con applaudita concretezza il gusto e il desiderio.

L’autenticità inizia già nella storia creativa personale: apriamo il bagaglio di esperienze di Caterina e troviamo un background inusuale, se comparato ad un’eventuale carriera tipica nella moda, ma la cui essenza atipica è proprio la forza che ne rende la sostanza unica. Tradotto in termini più immediati: nella formazione di Caterina c’è una densa presenza di musica classica. Et voilà l’ingrediente diverso, e per lungo tempo anche sofferto: una laurea in Musicologia, e un diploma di secondo livello in canto lirico presso il conservatorio di Santa Cecilia di Roma. 
Eppure, è proprio quest’educazione al bello musicale, all’armonia propria della musica classica che ha plasmato in Caterina un senso della misura peculiare, una spinta costante a sperimentare andando al fondo delle cose, per risalirne ad un ritmo che suona sulle note di Mozart ed Handel mentre la mente cerca l’ispirazione e la traduce in collezioni d’abbigliamento e accessori. 
Un’alchimia creativa speciale miscelata alla passione per la moda: ecco l’essenza alla base di una carriera inaugurata all’Accademia di Costume e Moda con un master in Haute Couture, e concretizzata in una dimensione costruita davvero su di sé, sulla visione personalissima, nuova e indipendente di uno stile sartoriale che non è né couture né industria, bensì è eccellenza di forma e sostanza applicata alla quotidianità femminile, e sublimata con il gusto per la sperimentazione.

Caterina Moro a/i 19-20: abiti che nobilitano la vita quotidiana, celebrano il made in Italy e una femminilità nuova,  poetica, indipendente.

La collezione del prossimo autunno/inverno 2019-20 è una conferma rinnovata delle virtù dell’universo fashion di Caterina Moro: abiti e accessori ideati per nobilitare la vita quotidiana, per accompagnare le donne in ogni momento della giornata e in ogni variante di occasioni, per impreziosire la propria vita e la propria persona con una nuova visione di bellezza, dove la sofisticatezza è libertà dagli orpelli e dalle forzature, per divenire un inno felice al minimalismo. 
Le creazioni sono un gioco di equilibrismo tra semplicità delle linee e sofisticatezza dei dettagli, grazie anche e tantissimo alla sinergia con le aziende del Made in Italy, che per Caterina sono un valore nel quale ripone la sua fiducia appassionata e pienamente ricambiata. 
È grazie alla collaborazione con aziende come Imago Rola, che ha creato per lei il macro pied de poule della collezione, e Omnia Piega, eccellenza per la plissettatura in Italia, che si è offerta di sponsorizzare tutti i plissettati della nuova collezione, ed ha anche messo a disposizione i suoi bellissimi tessuti, studiati appositamente per la plissettatura, che Caterina ha ottenuto quei risultati straordinari che caratterizzano la collezione, come le gonne in denim plissettato, il check in 3D sull’ecopelle, il tacco in nappa plissettata del suo iconico tronchetto. 
A proposito di autenticità, lasciamo alla voce di Caterina Moro la bellezza di raccontare la sua moda: “immagino i miei abiti come una musica che solo chi li indossa possa sentire, e che costituisca un’armatura nei confronti delle bruttezze del mondo: non disegno per rendere le donne sexy, disegno per farle sentire speciali, e per metterle in condizione di fare cose speciali.