Palm Angels, uno dei marchi streetwear di lusso più in voga del momento, ha scelto la settimana della moda di New York per presentare la sua collezione f/w 19 uomo e donna.

Il brand nasce nel 2015 in seguito ad una vincente visione dell’italiano Francesco Ragazzi nella soleggiata Los Angeles, continua fonte di ispirazione per i creativi appartenenti ad ogni settore: arte, design e, per l’appunto, moda.
Con un talento per la fotografia e per le arti visive (è stato anche direttore artistico di Moncler), Ragazzi ha confermato di saper raccontare le evoluzioni degli skater e il loro legame tra sport e senso dello stile, proponendo elementi chiave del lifestyle californiano, ma visti in un’ottica italiana. L’ispirazione, secondo lui, viene da tanti piccoli dettagli, anche e soprattutto dalla vita di tutti giorni.
Il designer milanese, 34 anni, ha presentato la sua ultima collezione autunno/inverno 2019 in uno studio di Chelsea con un messaggio, “è ora di andare avanti e mostrare i contenuti sensibili”, ossia contenuti personali e autobiografici, profondamente sentiti.

Lo show si è aperto con luci stroboscopiche che ad intermittenza facevano apparire statue greche racchiuse in contenitori trasparenti. “La scenografia – ha detto Ragazzi – mi è stata ispirata da una visita al Victoria and Albert Museum di Londra”. Sono andati in scena, quindi, i contrasti: l’antico e il moderno, il sartoriale e lo sportswear. Insomma, New York ha iniettato a Ragazzi un’eleganza sofisticata. Dietro le quinte dello show, il designer l’ha definita “una collezione autobiografica perché è un mix delle mie più grandi ispirazioni: sportswear, ‘sartoriality'”.
Lo spirito è coerente: elementi presi da culture diverse e dai rispettivi codici vestimentari si incontrano in mix non codificati, creando iconografie distorte.
Questa stagione, il sartoriale prende il comando, mentre la propensione alla formalità diventa il veicolo per una ribellione misurata invece che urlata, eppure assertiva.

Palm Angels sfila a New York con la collezione f/w 2019. In passerella sartorialità e sportswear si uniscono per uno stile internazionale.

È un sartoriale carico di una precisa aura subculturale: i tessuti cangianti, le chiusure con le zip, le giacche squadrate e i pantaloni a tubo, così come le camicette con volant in sangallo, ricordano gli anni Sessanta. Questo linguaggio pulito è costantemente distorto con inserimenti che rimandano ai mondi della pesca, della caccia e dello sci: gilet multiuso con tasche a rete, cinture per attrezzi, pantaloni snodati. Le stampe progrediscono dai motivi camo a quelle acidate tie-dye, dalle scritte ritagliate alle scene equestri degne di un foulard molto borghese. I bottoni dorati, le camicie gessate e l’aria di sfarzo sono altrettanto borghesi, ma l’intero equilibrio non lo è. La formalità fuori registro domina la scena come massimo contenuto sensibile.
Con il desiderio di far continuare a far crescere il proprio brand in maniera coerente, Francesco può, almeno per ora, fino alla prossima avventura, tirare un sospiro di sollievo e godersi il meritato successo.