“Alla corde”, un romanzo che è storia di formazione di un giovane atleta che rincorre il sogno di diventare un professional wrestler nella Las Vegas degli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta, ma oltre al libro c’è anche un linea di underwear ispirata proprio alla tenuta tipica dei wrestler, resa più sexy e attuale, con un pizzico di trasgressione. Dietro al nome Tigerheat Productions c’è Leandro Conti Celestini, italiano arrivato a Los Angeles agli inizi del nuovo millennio che ha trasformato il suo stesso sogno in qualcosa di molto concreto che affianca il suo lavoro nel mondo de cinema e dell’immagine. La scrittura e un brand di abbigliamento, non due realtà parallele, ma mondi creativi che sembrano vivere in sintonia, crescere insieme, alimentandosi vicenda, in maniera stimolante e sicuramente molto pop.
Leandro mi ha scritto, inviandomi un link dove poter ascoltare la narrazione del primo capitolo del suo libro e io mi sono innamorato delle atmosfere retrò, i dialoghi intensi e introspettivi, mentre le foto della linea di underwear mi hanno divertito e mi sono incuriosito molto. Non potevo non coinvolgere Leandro in una delle mie chiacchierate e condividere il tutto con voi, mentre se ne volete sapere di più vi rimando all’Instagram di Tigerheat .
Ecco la mia chiacchierata con Leandro Conti Celestini.

Un libro e una linea di capi d’abbigliamento ben caratterizzata. Quale è nato prima e da cosa è nata l’idea? Ci racconti un po’?
Ciao, molto piacere di conoscerti e parlare con te!
La linea di “abbigliamento” è nata prima, esattamente tre anni fa un po’ per caso. Stavo collaborando con un regista per alcuni scene di un film e mi chiese di realizzare un costume per una specie di sogno in cui il protagonista diventava un wrestler. Da come il regista mi descrisse la scena, mi venne subito in mente lo stile di Fellini, onirico, surreale, fantastico e colorato… così nacque il primo modello di Tigerheat Productions in arancione. Una volta finito, sorpreso e soddisfatto, decisi produrlo in serie e metterlo in vendita online… non ci credevo ma il successo fu immediato! Già la prima estate ricevetti tantissimi tag dalle spiagge di New York e della California (molti lo usano anche come costume da bagno, non solo come underwear) e il termine Tigerheat Productions era già diventato sinonimo di questa bodysuit, che stranamente non era ma stata veramente creata con la mia forma e rimaneva sempre un prodotto riservato alla donna. Adesso la bodysuit per uomo la si vede più o meno in ogni brand qui negli USA.
Oltre a questo, che ovviamente non è il mio lavoro principale ma un hobby sempre più impegnativo, collaboro con alcuni studios cinematografici, disegno una collezione di tessuti e abbigliamento per un’azienda americana, insegno all’università e ho appunto pubblicato il mio primo romanzo. “Alle corde” è la storia di un giovane uomo che insegue il suo sogno di diventare un wrestler nella Las Vegas degli anni 70, un romanzo di formazione con alcuni tocchi di eros e la ma bodysuit come accessorio centrale.

Punto di partenza il tuo vissuto negli States. Ci racconti come e perché sei arrivato lì e quale il tuo rapporto con gli States?
Sono arrivato negli States oltre quindici anni fa all’inizio dei 2000: qui in Italia lavoravo per una piccola azienda di moda che organizzò una piccola produzione per scattare il catalogo in US; io ero l’unico che parlava inglese e ovviamente ero strafelice dell’idea di occuparmene, così arrivai con i vestiti e organizzai tutto quanto. Fu amore a prima vista che mi spinse col passare degli anni a perseguire una possibile relocation e quando, tempo dopo, un’azienda americana mi offrì un contratto non ebbi un attimo di esitazione.

Cosa ti manca dell’Italia e cosa ti sei portato lì?
L’Italia resta sempre il Paese numero uno al mondo per me: siamo creativi e geniali e giustamente invidiati da tutti quanti. Purtroppo però c’è anche troppa burocrazia, troppo nepotismo e troppi pochi soldi… tutti problemi che qui in USA non ho incontrato. Se hai un’idea ti viene data la possibilità di realizzarla subito, senza regole o blocchi che ti fanno perdere tempo. E la gente fa girare l’economia, spende online, è sempre in cerca di nuove cose, insomma la mentalità consumistica è molto più reale di quanto ci immaginiamo, nel bene e nel male.
Altra cosa positiva è che non ci sono limiti su quello che puoi fare: se dimostri di esserne capace non importa se non hai il “certificato”, la gente apprezza le menti aperte e coraggiose e sono sicuro che se fossi rimasto in Italia non solo non avrei mai creato un mio brand, non sarei mai entrato nel mondo accademico e artistico, ma soprattutto non avrei mai scritto questo libro.
Il mio sogno però resta di tornare in Italia – tra una decina d’anni – ovviamente senza più bisogno di lavorare e godere di una vita tranquilla e rilassata come solo noi siamo capaci di fare.

Mi racconti a chi è diretto il tuo progetto, a quale figura di riferimento?
Non ho mai pensato ad una figura di riferimento, sono più le ispirazioni che mi hanno portato a scrivere, le stesse che metto quando lavoro nei film o nel design o dipingo, è un fluido che si muove da una disciplina all’altra e se poi è di altra ispirazione a qualcuno io ne sono solo felice. Però mi piace davvero leggere i messaggi di quelli che hanno letto il libro (anche moltissime donne) e i commenti che mi lasciano sugli avvenimenti della storia o le domande che mi pongono.

Una linea ispirata al mondo del wrestling e un libro a tematica LGBT, legati da un filo, che è anche la creatività di chi entrambi li ha creati: Leandro Conti Celestini, un italiano a Los Angeles.

Che cosa hai imparato approcciandoti a questo progetto? Quali insegnamenti ne trai?
Non fermarsi mai, non smettere di divertirsi, non smettere di studiare quello che ci piace e continuare a sperimentare.

In generale chi o cosa ti ispira? Quali amori hai? Quali i tuoi creativi di riferimento?
Il mondo dell’arte e il cinema sono le mie passioni principali e di entrambi sceglierei il periodo degli anni ‘30 e ‘40, dove abbiamo il Simbolismo, la Metafisica e il Surrealismo da una parte e il film noir di Hollywood oltre oceano, con il glam rarefatto delle femmes fatale e gli interni in stile mid-century.
Ho ricordi stupendi anche del periodo in cui sono cresciuto, fine anni 80 / inizio 90, dai cartoni animati che guardavo dopo pranzo, alle soap operas e ai molti libri che ho letto sin da quando ero giovane e che hanno segnato la mia personalità.
Infine non posso che essere legato agli stilisti di quel tempo che per me sono ancora imbattuti: parlo di Gianni Versace, Valentino, Giorgio Armani e Gianfranco Ferrè (la sua linea e il suo Dior, per me sono il meglio di tutto) in cui la donna di Milano aveva una sua identità indimenticabile e l’uomo aveva un fascino sexy, classico ed esotico allo stesso tempo, lo stesso uomo che indossa la mia bodysuit viene da quegli anni.
Di quella vita, così diversa dal mondo di oggi, mi manca la fisicità della carta, dei libri, delle riviste, delle fotografie in paragone al mondo digitale troppo facile ed accessibile, ma il mondo va avanti, si evolve e dobbiamo farlo anche noi.

Visto che io parlo di moda e stile, non posso non chiederti che cosa è per te l’eleganza?
L’eleganza non è solo ovviamente mettersi un bel vestito, come ogni celebrity sa indossare, ma è educazione, studio, cultura, rispetto; la definirei più uno stile di vita che un’emozione suscitata in un momento particolare.

E la bellezza invece cosa è per te, invece?
Ho un concetto molto classico della bellezza: è un sentimento che non eccede, ma stupisce, quando al primo momento potremmo non essercene accorti, perché distratti da qualcosa di più rumoroso o abbagliante che non ha altri mezzi per farsi notare.

Progetti e sogni per il futuro?
Sono molto contento di come stanno andando tutti questi progetti e l’aver scoperto la scrittura è stata un’esperienza bellissima con cui mi diverto davvero. Quindi spero di riuscire a finire un altro libro e vedere continuare crescere i miei progetti proficuamente come in questi ultimi anni.