Un diploma presso la prestigiosa Central St. Martin’s di Londra, poi un inizio negli uffici stile di nomi importantissimi come Jean Paul Gaultier, Brioni e Viktor&Rolf. Nel 2009 Francesca Liberatore vince il contest Next Generation, promosso dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, e da quel momento inizia per lei un percorso pieno di collaborazioni importanti e successi, da Swarovski Elements, Puntoseta e Saga Fur fino al Moulin Rouge di Parigi per il quale nasce proprio una capsule collection. Con le sue proposte è entrata in musei importanti e ha sfilato in giro per il mondo, da San Pietroburgo a Berlino, passando per Varsavia, diventando, dopo la vittoria nel 2014 del DHL Exported Award, creato in partnership con IMG Fashion, la più internazionale delle giovani designer italiani, sfilando in calendario alla Fashion Week di New York. Ho incontrato spesso Francesca, posso dire che in questi anni è diventata una amica e son contento che nelle ultime stagioni, fra i tanti impegni, compreso quelli come docente di moda, in Italia e all’estero, sia tornata a sfilare a Milano. Ci siamo sentiti di recente perché è appena uscito un libro monografico in cui il percorso di Francesca ha lo spazio che merita, diventando racconto di come i sogni, con le giuste qualità e impegno, possano diventare realtà ed esempio per altri. Ecco la mia chiacchierata con Francesca Liberatore.

Mi racconti come è cambiata la tua moda in questi anni?  
Evoluta e consolidata, che indica movimento e costanza al tempo stesso. C’è consapevolezza e un rapporto diverso con l’audience, studio costantemente le reazioni che provoco e queste le rilavoro sul prodotto, cerco di affinare stagione dopo stagione i miei best of, le forme che mi hanno stupito all’ultimo e che non ho avuto il tempo di sviluppare oltre. È diventato piuttosto un lavoro continuativo che assume sempre forme diverse a seconda di ciò che vivo e incontro. Oltre a questo l’estetica cambia con il flusso fluido dei tempi, ma spero che come molti dicono i miei capi siano riconoscibili. 

Tornare a sfilare in Italia dopo varie stagioni negli States. Cosa è diverso e quali le emozioni? 
Tutte le mie scelte sono sempre state dettate da un preciso percorso e dal cuore. Accumulando esperienze e portando con me le relazioni che mi accrescono e mai abbandono. Così è stato con Cameramoda, con cui strinsi un legame nelle varie edizioni che mi hanno poi portato a vincere New York e ad essere poi riaccolta, e cosi anche con New York con cui ho stretto collaborazioni che mi richiamano negli States costantemente per vari eventi. Quindi è stato un preciso richiamo dopo 7 stagioni nella NYFW ed aver consolidato le mie relazioni, desiderare ritrovare degli occhi e dei nomi e non soltanto mani che mi applaudono: difficile completare la felicità se non la si condivide con chi segue il periodo che precede lo show e non gode del risultato, allo stesso tempo il tornare a casa è sempre una spinta per ricominciare ad esplorare.

Un libro per Francesca Liberatore. Il progetto raccontato in una intervista in esclusiva per stefanoguerrini.vision

Ci parli di questo nuovo progetto? Perché un libro ora e cosa ci troveremo dentro?  
Per il mio carattere e mente il momento più bello, la crescita, lo stupore, la scoperta, la creazione avvengono durante il processo e non soltanto nel prodotto finale. Questo è quello che da la vita ad un mio capo, quello che permette al pubblico di amarmi o odiarmi, di emozionarsi durante i miei racconti in backstage o di guardarmi come un animale raro. Questo allo stesso tempo è ciò che desidero trasmettere della moda alle nuove generazioni perché cosi mi è stata insegnata e cosi l’ho amata. 
Molti sono i modi per fare business, molte le persone più brave di noi che se “riusciremo” creeranno dei modelli imprenditoriali su di noi, ma poche sono le persone che affascinano proponendo agli altri un punto di vista diverso attraverso la loro estetica, che percepiscono, si entusiasmano e traducono producendo; questo è quello che ho desiderato fare: trasmettere la speranza di percorsi di vita all’interno della moda che si esplicano nelle motivazioni di tutti i giorni, un diario di lavoro che si arricchisce di cose belle o che facciamo diventare belle affinché gli altri desiderino guardarle ascoltandoci.

Cosa ti hanno insegnato questi anni nella moda?  
Che l’evoluzione è continua, la tenacia costante, l’attenzione massima e le sbavature crescita. Solo continuando sempre a credere nell’obbiettivo possiamo rialzarci e proseguire, così come gioire fino alle stelle.

Un sogno che non hai ancora realizzato?
Ti confesso che mi piacerebbe tanto mettermi alla prova con una direzione creativa importante.