Da sempre la sua progettualità nasce da un preciso approccio matematico, anche perché Simone Rainer riporta già nelle sue primissime proposte una personale ossessione per la forma del triangolo, che caratterizza da un punto di vista estetico e funzionale gli accessori che nascono a suo nome.
Conosco da molto tempo Simone, da ancora prima che creasse una sua collezione, quando, dopo aver studiato tailoring e pattern-making, lavorava per altri marchi, fra i quali spicca il nome di Marc Jacobs, ho potuto osservarne la crescita e il conseguimento di una maturità stilistica che lo rende uno dei nomi più interessanti del nuovo panorama moda italiano.
Ho raggiunto Simone per farmi raccontare gli ultimi sviluppi legati al suo marchio di borse e accessori dopo la presentazione della collezione f/w 2019-20 durante la passata fashion week milanese. Rainer conferma uno sguardo al mondo del lusso contemporaneo e cosmopolita, ricercato, lussuoso, ma senza dimenticare che chi sceglie queste borse ha una vita intensa, urbana e non vive in un mondo rarefatto ed eccessivamente fuori dl tempo.
Ecco la nostra chiacchierata.

Mi racconti la tua ultima collezione?
La mia ultima collezione f/w19-20 -Yoshiwara- è ispirata dalla bellezza inquietante ed onirica di “Metropolis” di Lang ed in parte, come la precedente da un viaggio. Tokyo è stata un po’ la miccia per questa collezione che è urbana e sensuale, stridente a suo modo e molto grafica grazie al cromatismo quasi tossico del viola e dell’arancio mescolato ai basici nero e grigio.
Oltre alle borse da quest’anno in collezione ho inserito anche alcuni portafogli e portacarte, guanti e un cappello smontabile di serpente in collaborazione con Ilariusss.

Come sta cambiando il tuo approccio al design e come sta cambiando anche il consumatore finale dei tuoi prodotti?
Diciamo che l’approccio al design della mia collezione è coerente con il suo passato, si sviluppa sempre attorno al l’ossessione della forma del triangolo ed in maniera ancora numerica, anche se in maniera più libera e meno rigida di un tempo.
Di certo ci troviamo in un periodo di grandi cambiamenti che toccano i miei consumatori come il mercato del fashion intero. Sono cambiato e cresciuto anche io, forse più maturo ed attento alle necessità finali di prodotto e con la voglia di parlare ad un mondo anche maschile.

Un approccio al disegno guidato da una profonda conoscenza dei materiali e un pensiero matematico. Ma c’è spazio per input ispirativi che vengono da altri mondi?
Materiali e matematica sono sempre alla base del pensiero, poi il resto deve essere ispirato per forza da altri input, da quelli più emotivi a quelli più razionali che toccano funzioni d’uso delle borse ma anche possibilità commerciali delle stesse.

Una collezione di borse che prende forma da studio dei materiali e dalla matematica. È la collezione di Simone Rainer.

Tue icone di riferimento?
La lista è lunga…, su tutte la mia amica Helen Nonini: bellezza, intelligenza e coerenza. Appellativi perfetti per lei quanto per descrivere la mia collezione.

Cosa è bello per te?
Il colore blu e le sue tonalità, l’onesta, una camminata in montagna in buona compagnia.

Cosa invece è elegante per te?
La semplicità.

Il più grande insegnamento ricevuto in questo settore?
Di non farsi scoraggiare, perché tanto tutto cambia sempre… se no, non sarebbe moda.

Un motto che ti rappresenta?
Make Love, Not War!

Secondo te cosa si potrebbe fare di più per i giovani designer?
I giovani designer vanno incoraggiati, supportati, ma gli va anche spiegato che devono ascoltare ed armarsi di tanta pazienza…, come se me lo dicessi da solo!

Sogni e progetti per il futuro?
Mi sono dato questo anno 2019 per cercare di darmi un po’ di risposte e capire forse cosa fare da grande o come farlo, ma diversamente.