Confesso che io Efisio Marras l’ho sempre chiamato con il nome che usano i suoi amici, cioè Rocco, che poi è il suo secondo nome, e che un paio di anni fa ci siamo incontrati perché volevamo scattare insieme un servizio fotografico. Efisio ha infatti un background di studi in fotografia, anche se è cresciuto da sempre nella moda, essendo il figlio di un designer che io amo da sempre e che ho intervistato un paio di volte, anzi con orgoglio sottolineo spesso come Antonio Mancinelli, mio mentore nel fashion system, quando scrisse la biografia di Antonio Marras incluse anche parte della chiacchierata che feci con lo stilista sardo per la rivista L@bel di cui ero fashion director. Il tempo passa e, appunto, mi incontrai con Efisio per realizzare questi scatti, ma purtroppo il progetto non andò in porto e dopo qualche mese fu annunciato che la linea I’m Isola Marras, dal target più giovane rispetto alla main line Antonio Marras, acquisiva proprio Efisio come creative director. Ho seguito a distanza in queste poche stagioni il lavoro del giovane Marras, ammirandone la visione contemporanea e internazionale. La nuova I’m Isola Marras non rinnega le origini del brand, il suo dna legato alla terra sarda, ma è anche in chiara sintonia con una generazione che ama viaggiare e che usa i social, lo dimostra la collezione Resort 2019.

Un viaggio lungo un’autostrada lunga e solitaria, un “On the road” immaginario, che prende spunto dai libri alla Kerouac e visto in tanti film, da “Drugstore Cowboy” a “Buffalo 66”. In Sardegna non ci saranno autostrade, se si esclude la superstrada Carlo Felice, una 4 corsie che percorre tutta, o quasi, l’Isola da Nord a Sud, ma ci sono strade famose, come la Buddi Buddi, che collega il triangolo d’oro di Sassari, Platamona e Sorso oppure La Fumosa, che deve il suo nome evocativo ai tornanti e alle curve che sembrano segnali di fumo. La relazione tra campagna americana, attraversata per scoprire territori tanto sognati, e la steppa gallurese, in nord-Sardegna, diventa il fil rouge di una collezione. Gli States e la Sardegna si incontrano nel guardoroba Isola Marras, il denim morbido e slavato della campagna, si trasforma in un rigido denim scuro con inserti in giallo spalmato, che ricordano le tute dei benzinai. Poi le camice coi volants e i checks, mentre simbolo del ritorno alle origini e alla pace della campagna è il sangallo bianco, accostato alla georgette stampata. La parte bianca della collezione è un rimando a “Il Giardino delle vergini suicide”, mentre la carta da parati di un sushi della periferia di Kansas City diventa un morbido broccato in jacquard. Altro simbolo della campagna è la spiga, esile e fragile, esposta al vento e alle intemperie, ondeggia come le “Canne al vento” di Grazia Deledda. Ed è nel suo ondeggiare senza mai spezzarsi, nella sua bellezza e nella sua fragilità, che Isola Marras pone le fondamenta di questa resort.
La linea pensata da Efisio Marras si colora di citazioni e mondi nuovi, si rinnova, affascina e diverte una generazione totalmente in sintonia con il giovane designer. Che abbiamo incontrato proprio per farci raccontare il suo lavoro e questi mesi come direttore creativo di I’m Isola Marras.

Mi racconti la collezione? Come è cambiata I’m Isola Marras e da quali input e ispirazioni nasce?
Isola è cambiata radicalmente, da una fotocopia della linea Antonio Marras, ha iniziato a cercare di uscire e crearsi un suo mondo con annessi canoni, colori, lavorazioni, stampe e modelli. Ed anche followers che coincidano con il mio mondo e non solo con quello creato da mio padre 10 anni fa. Iniziando dalla costruzione della collezione in se è tutto diverso, poi, in realtà, dipende da chi la guarda, tu lo saprai bene, una collezione può raccontare storie infinitamente diverse, dipende da come viene messa assieme e interpretata.

Che cosa ti piace ed è in grado di ispirarti? Da quali altri mondi creativi attingi?
Mi ispirano le persone, le cose vere. Quando disegno una collezione penso sempre a come vorrei vederla per strada, sulle ragazze che, ai giardinetti davanti all’università, si fumano la sigaretta nella pausa tra una lezione e l’altra.
Fortunatamente ho avuto la possibilità di viaggiare e vedere realtà completamente diverse tra loro e lontane dalla mia, da Tokyo ad Alghero e da NYC a Parigi. Penso sempre che chiamandosi la mia linea Isola e avendo I’m come logo i vestiti non debbano ricondurti ad uno spazio preciso, anzi l’isola ce la portiamo dentro tutti, ed è sempre diversa.
Per rispondere alla domanda invece, sicuramente avendo una base di studio e pratica delle fotografia attingo molto da essa, penso a come vorrei che fossero le immagini di campagna ancor prima di sviluppare tutto il modellario. Ma la mia mente non si ferma qui, ovviamente da tutto nasce tutto, per le passate collezioni, ma anche per quelle già in cantiere, ho preso in prestito personaggi di film, protagonisti di romanzi, frasi da registri teatrali e anche foto dal cassetto di casa di mia nonna, insomma, l’ispirazione sta ovunque se hai occhi giusti per guardare.

Quali le difficoltà per un giovane creativo nell’affrontare una collezione e quali invece gli insegnamenti che ne hai tratto?
Devo dire che “reinventare” una linea già presente, in più con un cognome così, è abbastanza una sfida. Non solo devi essere ben sicuro della tua identità -ma poi come si fa?- ma devi anche essere pronto a difenderla a spada tratta, stando attendo a non intaccare la storia, i canoni, le linee che ti hanno preceduto. Imparo ogni giorno, alla fine i vestiti sono l’ultima cosa, fare il direttore di una linea, piccola o grande che sia, è una questione di identità.

L’intervista a Efisio Rocco Marras, direttore creativo della linea I’m-Isola Marras, con un focus sulla collezione Resort 2019.

A quale pubblico si rivolge il marchio ora?
Se la domanda l’avessi fatta al mio commerciale ti avrebbero risposto: “La ragazza dai 25 ai 35 anni che ama i bei vestiti, un stile forte e un made-in-italy al 100%” .
Io ti dico che disegno e penso abiti per tutti, dalle mie amiche ventenni a mia mamma e alle sue di amiche, che sono poco più grandi delle mie (e lo dice facendo una smorfia divertita, ndr). Isola fa un prodotto fashion dove sicuramente a monte c’è una ricerca e un’autenticità, nelle forme, nelle stampe, ma io non ho nessuna velleità di avanguardie, non voglio essere il prossimo Galliano, non potrei mai. Io mi diverto e voglio una linea divertente. Una linea spiritosa, leggera, diversa dalla massa, ma commerciale, non “macchinosa” o complicata.

Quali sogni e progetti hai per il futuro?
La cosa bella di questo lavoro è che ogni giorno ho una nuova sfida, ed un progetto diverso. Sicuramente le partnership con i cartoni e le capsule sperimentali mi hanno divertito ed insegnato molto.
Ora però cerco qualcosa di un po’ più concreto, appena possibile vorrei riprendere il progetto da uomo e rafforzare delle partnership già in corso con altre aziende del settore con le quali ci annusiamo da un po’. Purtroppo non posso svelare niente, se non che a Gennaio sarò a Pitti Uomo con un teaser di una piccola collaborazione che verrà poi presentata a Milano durante la fashion week.