Conosco da tempo Leonardo Iuffrida, da quando era uno dei blogger di moda al maschile più seguiti, e ne ho sempre ammirato l’approccio mai superficiale allo stile, la voglia di inquadrare la moda in un contesto sempre culturale e sociologico. Ho appreso con piacere dell’uscita di un suo libro, non a caso legato alla figura maschile nella fotografia e nell’industria dell’immagine fashion, e ho colto l’occasione di invitarlo come ospite in una lecture speciale per i miei studenti, dove ha riscosso notevole successo. In quell’occasione mi è risultato chiarissimo come Leonardo sappia con facilità contestualizzare mode e trend, cogliere cambiamenti trasversali, che non riguardano solo l’abito o, per avvicinarmi alle tematiche della sua pubblicazione, il corpo umano.
“Il nudo maschile. Nella fotografia e nella moda.” è un libro molto interessante, che spiega bene come è mutato il rapporto fra uomo e stile, come è cambiato il modo in cui la figura maschile è raccontata e rappresentata dai media specializzati e non solo. L’occhio acuto di Leonardo Iuffrida coglie cambiamenti rilevanti, mentre la penna dell’autore è assolutamente piacevole da seguire, ed è per questo che vi consiglio quest’opera. E non potevo esimermi dall’intervistare l’amico Leonardo in questo suo momento importante. Eccovi la nostra chiacchierata, in cui parliamo del libro, ma anche di come è cambiata la comunicazione di moda, fra influencer e likes sui social.
Come è nata l’idea del libro e come si è sviluppata?
L’idea di scrivere questo libro è nata da una serie di semplici domande che mi sono posto sfogliando riviste di moda: “Cosa ci fanno tutti questi uomini nudi? La moda non dovrebbe trattare di tessuti, accessori o capi d’abbigliamento che hanno lo scopo di vestire o al massimo di anticipare la presenza di ciò che sta sotto l’abito?” E invece il corpo, nella sua nudità, a volte genitali compresi, è molto spesso il principale protagonista di servizi editoriali e campagne pubblicitarie. “Mere motivazioni commerciali? Ma quale senso avrebbe tutto questo nell’epoca di internet, della pornografia accessibile con un click, o delle app per incontri in cui ci si presenta senza pudore con foto di parti intime e selfie senza nulla addosso?”. Ciò che è certo è che non è sempre stato così. La nudità maschile è stata per molto tempo faccenda relegata esclusivamente a scaffali bassi delle edicole e squallidi sexy shop. Così ho iniziato una ricerca durata diversi anni, in cui ho unito studi di storia dell’arte, focalizzati sulla storia della fotografia di nudo maschile e la fotografia di moda, insieme a studi sociologici e di genere. L’obiettivo è stato provare a spiegare che queste immagini di uomini nudi nelle riviste di moda sono il sintomo di un cambiamento culturale, lo specchio di importanti mutamenti sociali, l’effetto di un mutato approccio degli uomini nei confronti del loro corpo, della nudità e della sessualità.
Perché pensi che questa tematica sia rilevante nel momento estetico e sociologico in cui viviamo?
Oggi il corpo maschile nella sua nudità è più che mai al centro della comunicazione visiva contemporanea. E ciò non riguarda solo la moda, ma anche il cinema, internet e i contenuti condivisi tramite social. La nudità maschile in immagine è pane quotidiano, a livelli tali da non accorgercene neppure. Ma ciò è il frutto di un lento processo culturale. Ho quindi pensato che fosse importante spiegare come e perché gli uomini hanno iniziato a spogliarsi davanti all’obiettivo fotografico, dall’Ottocento a oggi. In questo modo il lettore comprenderà il coraggio dei pionieri del nudo maschile, che dovettero nascondersi e lottare per difendersi da censure e arresti, così come il valore della fotografia di moda nel farsi specchio della nostra società, e ciò include il rapporto con il nostro corpo. Inoltre ritengo che sia importante essere consapevoli più che mai in tempi così travagliati come quelli della nostra contemporaneità. Tramite il libro ho voluto fornire delle chiavi di lettura per comprendere le fotografie di nudo e di moda, ma anche i comportamenti degli uomini del passato e di oggi. Si potrà capire ad esempio perché oggi gli uomini sono ossessionati dal culto del corpo, dallo sfoggio di muscoli ipertrofici, barbe e tatuaggi o esibiscono la loro sessualità senza pudore tramite i social media. Mostro quindi luci e ombre della nudità maschile. Vorrei che tutti noi ci ponessimo più domande per compiere scelte più autonome e libere nella vita di tutti i giorni, senza seguire il gregge o i diktat della moda.
Mi dici in breve come è cambiata secondo te la figura maschile nei nostri anni?
La figura maschile negli ultimi trent’anni ha subito notevoli cambiamenti. Ad esempio negli anni Ottanta il corpo che veniva proposto nelle riviste di moda era virile, glabro e muscoloso, come quello proposto dagli scatti di Herb Ritts e Bruce Weber. Dagli anni Novanta le tipologie maschili offerte sul menù sono diventate sempre più ricche e molteplici, in linea con i mutamenti dell’identità maschile che da monolitica è diventata sempre più flessibile e aperta a sconfinamenti verso la femminilità. All’uomo muscoloso e glabro si sono affiancati uomini che si sono sempre più avvicinati al mondo femminile, dal look grunge e androgino di Kurt Cobain, a quello curato e iperaccessoriato del metrosexual David Beckham, che ama fare shopping e non si vergogna di usare pinzette, smalto o il perizoma della moglie. Negli ultimi dieci anni è invece comparso lo spornosexual, un uomo ipervirile che lascia da parte i vestiti, ma usa soprattutto il corpo e l’esibizione della sessualità per comunicare ciò che è. Recentemente, le tipologie maschili proposte da Alessandro Michele per Gucci o da Anthony Vaccarello per Saint Laurent sono invece più efebiche e riflettono il bisogno di una moda inclusiva che abbatta steccati di genere e il binarismo sessuale su cui è stata costruita la nostra società.
Cosa hai imparato scrivendo questo libro?
Scrivendo questo libro ho imparato che gli uomini hanno iniziato a focalizzarsi sul corpo e a esibirlo come reazione ai cambiamenti imposti loro nel corso del tempo. Dall’avere un corpo praticamente invisibile, il corpo è diventato il principale strumento per definire e comunicare status e identità, l’unica fonte da cui trarre piacere, l’unica materia plasmabile su cui l’uomo può esercitare una parvenza di controllo in tempi come quelli di oggi in cui ci si sente fragili, vulnerabili, persi, confusi, privi di punti di riferimento; ho imparato quanto coraggio hanno avuto i pionieri del nudo maschile nel realizzare scatti che potevano distruggere non solo la loro carriera, ma privarli della loro libertà; ho imparato quanto sia importante esplorare nuovi confini della propria femminilità e mascolinità, quanto sia necessario ristabilire un dialogo diretto con la corporeità e nudità propria e altrui, quanto sia fondamentale avere un rapporto franco, trasparente e senza falsi moralismi con la sessualità, ricordando sempre che al centro della vita ci deve essere l’amore per noi stessi e gli altri.
Quali sono i tuoi riferimenti estetici personali? I tuoi fashion heroes?
Una fra tutti: Coco Chanel. Per essere sempre stata un’outsider; per aver rifiutato schemi, regole e sistemi convenzionali ed essersi lasciata guidare dall’istinto; per aver difeso le proprie convinzioni e le proprie scelte con coraggio, resilienza, senza compromessi; per aver fatto della moda uno strumento che al pari dell’arte ha rappresentato e contribuito a creare importanti mutamenti socioculturali; per aver liberato il corpo femminile riflettendo l’emancipazione di spirito e di intelletto delle donne; per averci insegnato che la fortuna o i titoli non sono niente se confrontati con il duro lavoro; per non essersi mai lasciata fermare dal passato; per aver dato prova che anche se si è nati senza ali, la passione e l’instancabile lavoro possono permetterti di volare e conquistare la libertà.
Che cosa è elegante per te?
L’eleganza non è una regola che si può studiare su un manuale, né una ricetta che può valere per tutti. Come la felicità. Per me l’eleganza è garbo, gentilezza, nobiltà d’animo, uno sguardo di compassione ed empatia, un gesto di fratellanza, il rispetto degli altri e di sé stessi, un profumo in linea con la propria essenza, l’equilibrio fra ciò che si è e come si appare, l’armonia con la propria identità.
Intervista a Leonardo Iuffrida, autore del libro “Il nudo maschile. Nella fotografia e nella moda.”, ma si parla anche di influencer e della comunicazione dello stile oggi.
Che cosa è invece il bello per te?
Il bello è un concetto relativo e mutevole che è profondamente legato alle nostre radici culturali e al sistema sociale in cui viviamo, e che proprio per questo a volte sembra avere spesso valore oggettivo e universale, quando non lo è affatto. Fortunatamente, nella moda e nel mondo della comunicazione, ultimamente si sta portando avanti una politica di inclusione che sta lentamente allargando le maglie del concetto di bellezza. Personalmente credo che la bellezza nasca da un sentimento d’amore e possa essere rivolto agli altri come a sé stessi. Più il nostro sguardo, il nostro cuore e i nostri sensi saranno allenati ed educati all’amore, più saremo in grado di vedere e provare la bellezza dentro e fuori di noi.
Perché scrivere di moda e di estetica oggi?
La moda e la ricerca della bellezza fanno parte della quotidianità di tutti noi, in diversi gradi e modi. Riguarda il modo in cui vogliamo proiettare e comunicare i diversi lati di noi. Scrivere, leggere e studiare di moda ed estetica sono funzionali per riflettere ed avere coscienza della nostra vita, un modo per affinare quegli strumenti che ci possano permettere di vedere oltre le apparenze.
Come vedi la scena di moda maschile attuale? Cosa pensi sia davvero influente e cosa invece non ti convince?
Sinceramente la moda in generale, e in particolare quella maschile, ha completamente perso quell’allure e quel sogno che me la fecero tanto amare da ragazzo. Penso che la moda maschile stia seguendo due nuove strade: quella di uno streetwear giocato a colpi di marketing e visibilità, fatto per l’acquisto compulsivo di una élite di giovani dal portafogli pieno che vogliono solo ottenere l’ultimo oggetto del desiderio per condividerlo tramite i social; e la strada che viene percorsa invece da chi è politicamente attento e sensibile a tematiche di inclusione, come Alessandro Michele per Gucci. Il resto è noia.
Il fenomeno influencer, visto da uno che è stato blogger, anche di un certo livello, come te?
Amo il valore rivoluzionario di chi grazie ad internet e i social è arrivato in alto, scavalcando le barriere di un mondo inaccessibile come quello della moda che funziona come le antiche aristocrazie. Amo l’idea che un prodotto venga commercializzato in modo personale attraverso l’esperienza diretta di un soggetto che si fa tramite fra il pubblico e l’élite della moda. Non amo un mondo fatto solo di immagine, numeri e guadagni a discapito dei contenuti e della qualità. Ma il mondo della moda purtroppo è soprattutto questo. E ciò non riguarda solo gli influencer, ma il sistema moda in generale. Inoltre il mezzo, intendo internet, gli smartphone e i social, è per sua natura votato a veicolare linguaggi semplici, veloci, rapidi, sintetici, da mordi e fuggi, usa e getta. E molti influencer usano magistralmente il mezzo in questo senso, con contenuti altamente godibili. Penso che il problema sia la mancanza di un pubblico che desideri e cerchi altro. Il problema non sta in chi produce contenuti volti al mero intrattenimento, ma nell’uso sconsiderato che ne facciamo tutti, compresi coloro che si considerano intellettuali e potrebbero leggere un libro o un giornale in più invece di mettere like a ripetizione su Instagram. Nessuno ci obbliga a vedere ciò che veicola l’ultimo influencer di turno. Le librerie esistono ancora. È una questione di scelta. La verità è che non esiste una reale domanda, quantitativamente significativa, volta all’approfondimento. E ciò riguarda il mondo virtuale come quello off-line. Ciò che manca sono gli intellettuali. E diciamocelo pure, una buona dose di sogno.
Progetti per il futuro?
Spero di avere la possibilità di continuare a fare ricerca per approfondire queste e nuove tematiche relative al mondo della moda maschile e della fotografia.
Stefano Guerrini
I consider myself a pop archaeologist, a commited fashion enthusiast and a style searcher. I like to share my passions and my stories. And as someone said way before me: "Don't stop to speak or look around...". Enjoy my vision!
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