Tempo di sfilate maschili milanesi: tempo di passerelle oracolari su quel che sarà l’evoluzione delle tendenze rivolte alla mascolinità del gusto. Le collezioni andate in scena all’appena trascorsa Milano Fashion Week dedicata all’Uomo son state infatti l’occasione per esplorare le strade di stile che la moda percorrerà per il prossimo inverno, tra itinerari già conosciuti e nuove direzioni, come quelle che conducono ad un ritorno della pacatezza formale, declinata però in sfumature rinnovate.
Or dunque, qualora il dubbio affligga i più affezionati all’estetica da strada con il timore di un eventuale verdetto della moda per il tramonto dello stile che assembla capi rubati all’assetto da palestra per sfoggiarli invece in qualsivoglia luogo e occasione offerti dalla vita metropolitana, niente paura: seppur con qualche incursione di ordinata eleganza, lo street style e la sua attitude sportiva godono di ottima salute a casa Iceberg.
O meglio, al suo rave party!

Pressoché letteralmente: già a partire dalla location in cui è stata allestita la della collezione a/i 2020-21, ovvero l’Alcatraz, lo storico club milanese da cui James Long, direttore creativo di Iceberg, ha preso in prestito anche l’allusione del nome per rafforzare l’immaginario della sua festa visionaria.
Se l’Alcatraz più conosciuto al mondo è infatti la prigione, quelli che marciano all’apertura della collezione son esemplari di una pattuglia subito seguiti da una rappresentanza di sorveglianti che, infilati nelle loro divise dal piglio austero, mollano la rigidità delle regole e si uniscono ai festanti.
In termini stilosi, l’ouverture è dunque dedicata ad una serie di completi che son un mix dall’aplomb sartoriale di silhouette formali, gilet con tasconi militari tutti tinti di colori assai foschi e seriosi, e primi indizi di sportswear lussuoso: il rave inizia, la musica incalza, i colori si ravvivano e i cappotti slim con effetti jacquard fanno spazio ad una delle icone storiche della maison italiana: il piumino. Proprio lui, quello che nei gloriosi anni ’90 fu una vera icona, torna gonfio come si deve e brilla di colori vivaci: e torna in buona compagnia di altre vere icone che han segnato l’heritage del brand, ovvero il logo rieditato nella sua inconfondibile forma ovale, colorato di giallo neon e sparso come motivo decorativo ovunque ci fosse bisogno di riconfermarlo, dal cappello alla fibbia della cinta e, naturalmente, sul petto della camicia come fosse un distintivo di culto.

Iceberg a/i 20-21: c’è un rave party dove i cool kids vestono punk sport, sfoggiano pezzi d’heritage e una colab con l’artista Eddie Peake

Proprio come fosse un dj, James Long prende quel che del dna di Iceberg ha reso e continua a rendere il brand una realtà unica del suo genere, nata con la maglieria lussuosa divenuta portatrice sana di ironia pop tramite il lavoro di geniale divertissement della sua visionaria fondatrice Giulia Marchini Gerani in associazione creativa visionaria con Jean-Charles de Castelbajac, e lo mescola al suo immaginario di londinese nutrito tra le strade vissute da punk e goth, le lunghe notti libere di clubbing e festival, la musica e l’arte pop.
Così torna in passerella un’altra icona Iceberg, la stampa cartoon: quarant’anni fa fu il faccino di Topolino, ora sono i personaggi Loonely Tunes, ridisegnati e ricomposti anche in versione inaspettata in blu e nero degradé su felpe, giacche e cappotti.
E che arte sia, con il momento clou della collezione, ovvero la nuova edizione della Art Collection capsule: questa volta in collaborazione con l’artista inglese Eddie Peake, le cui opere pittoriche ad effetto multistrato e i colori sgargianti diventano grandi stampe, e il cui iconico carattere “schotch” trasforma il logo Iceberg in un lettering che decora maglie e felpe, ora divenuti veri pezzi d’arte da indossare.